Il bi-test è un esame di screening che si esegue nel primo trimestre di gravidanza. Il bi-test viene eseguito per fornire una stima del rischio di anomalie cromosomiche e malformazioni congenite nel feto, permette di valutare il rischio che un feto possa essere portatore di alcune alterazioni dei cromosomi come, ad esempio, la trisomia 21 (Sindrome di Down) o la trisomia 18 (Sindrome di Edwards), già nel primo trimestre di gestazione.
Questa indagine associa la misurazione della translucenza nucale fetale (mediante ecografia) al dosaggio di due sostanze presenti nel sangue materno:
- una proteina legata alla gravidanza: PAPP-A (proteina plasmatica A associata alla gravidanza);
- un ormone prodotto dall'embrione: hCG (gonadotropina corionica).
L'esame non è invasivo, quindi non comporta pericoli per il bambino o rischi di aborto e può essere richiesto da tutte le donne in gravidanza. Quest'esame si esegue, di solito, tra l'undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza, quando il feto ha una lunghezza tra 45 e 84 mm.
La prima parte del bi test è basata sul prelievo di un piccolo campione di sangue materno, in cui si vanno a dosare due sostanze di origine placentare, che possono essere alterate nelle gravidanze con feto colpito da sindrome di Down. Queste sostanze sono rispettivamente chiamate β-hCG (frazione beta libera della gonadotropina corionica) e PAPP-A (proteina plasmatica A associata alla gravidanza).
La seconda parte del bi test utilizza, invece, la misurazione ecografica della translucenza nucale. L'esecuzione e la valutazione combinata di questi due esami permette la formulazione di un rischio in termini probabilistici piuttosto sensibile e specifico. Ad ogni modo, se il bi test fornisce risultati preoccupanti, può essere consigliata l'esecuzione di ulteriori indagini diagnostiche (es. amniocentesi o analisi dei villi coriali).
Quando viene indicato il bi test?
Il bi test viene eseguito, in genere, su consiglio del ginecologo, per conoscere la probabilità di avere un bambino con anomalie cromosomiche. Se lo screening del primo trimestre fornisce risultati preoccupanti, allora può essere consigliata alla gestante l'esecuzione di ulteriori accertamenti: test di screening (triplo e quadruplo test) o indagini più invasive di diagnosi prenatale (amniocentesi o analisi dei villi coriali).
Se il risultato è favorevole, invece, la gestante può decidere di rinunciare alla diagnosi invasiva, che comporta un certo rischio di abortività (circa 1% dei casi).
Proteina-A plasmatica associata alla gravidanza
La PAPP-A (Pregnancy-Associated Plasma Protein A) è una proteina prodotta dal trofoblasto (massa cellulare esterna della blastocisti) e dalla placenta in crescita. Durante una gravidanza normale, i livelli di questa proteina aumentano fino al parto.
Tipo campione (TC): siero
Tempi Refertazione (TR): 7gg