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Allergie al veleno di imenotteri

Allergie al veleno di imenotteri

Allergie al veleno di imenotteri

Quanto può essere pericolosa la puntura di un insetto? Le punture degli imenotteri (i più noti sono api, vespe e calabroni) possono provocare reazioni indesiderate da lievi a molto gravi nei soggetti che sono allergici al loro veleno. Le reazioni locali caratterizzate da arrossamenti e gonfiore nella sede della puntura di diametro non superiore ai 5 cm sono da ritenersi normali.

Le reazioni allergiche al veleno, che induce alla formazione di anticorpi specifici, si distinguono in:

  • reazioni cutanee estese che consistono in un’infiammazione nella sede della puntura con diametro superiore ai 10 centimetri, arrossamento e prurito con una durata superiore a 24 - 48 ore
  • reazioni sistemiche più gravi che sono di tipo respiratorio e cardiocircolatorio alcune delle quali, seppure raramente, si possono complicare fino alla morte.

In caso di reazione anomala ad una puntura di insetto, occorre rivolgersi ad un centro allergologico specializzato per impostare una corretta diagnosi e quindi, in base alla gravità della reazione riportata ed al grado di rischio del soggetto, stabilire la strategia preventivo-terapeutica.

I soggetti con accertata allergia al veleno d’Imenotteri, anche quelli che hanno avuto reazioni locali estese, devono sempre portare con sé un preparato a base di adrenalina per autosomministrazione da impiegare prontamente in caso di precoce comparsa di sintomi gravi.

Attualmente l’unico strumento terapeutico in grado di offrire la quasi completa protezione in caso di ulteriore puntura (95-98% dei casi trattati) è l’immunoterapia specifica, ossia la “pratica di somministrare quantità crescenti di un estratto di allergene ad un individuo allergico per migliorare i sintomi associati con la successiva esposizione all’allergene che gli provoca una reazione”.

Quali sono i soggetti più a rischio?
La malattia colpisce soprattutto i soggetti maggiormente a rischio di punture come gli apicoltori, agricoltori e, in genere, chi, per lavoro o hobby, effettua attività all’aria aperta. Il maggior numero di reazioni allergiche è, pertanto, riscontrabile nella popolazione maschile di età inferiore a 30 anni. Tuttavia, il rapporto tra esposizione e rischio di malattia appare condizionato da alcuni fattori. Gli apicoltori professionisti, punti frequentemente (almeno 50 punture per stagione), raramente sviluppano reazioni poiché la quantità complessiva di veleno ricevuta li sottopone verosimilmente a una “desensibilizzazione naturale”.

Un intervallo tra due punture successive inferiore a due mesi costituisce invece un fattore di rischio significativo per l’insorgenza di manifestazioni allergiche. Le reazioni più gravi si verificano prevalentemente in individui anziani poiché le condizioni cliniche generali di questi soggetti, soprattutto cardiocircolatorie, ne influenzano negativamente la prognosi.

Quali sono gli imenotteri?
In Europa gli Imenotteri responsabili di reazioni allergiche sono sostanzialmente rappresentati dall’Ape (Apis mellifera) e dai Vespidi (Vespula, Polistes e Vespa). Raramente sono state documentate reazioni allergiche da punture di Bombo (Bombus species) e di Ape dei carpentieri (Xilocopa violacea), insetti appartenenti alla famiglia degli apidi. In Italia, la specie Vespula è l’imenottero responsabile del maggior numero di reazioni allergiche, sia per una maggiore aggressività, sia per una progressiva diminuzione di api, falcidiate negli ultimi anni, da epidemie causate da un acaro parassita, la varroa. 

Da almeno un decennio, l’aumento costante della diffusione di calabroni (Vespa crabro) ha fatto registrare un incremento di reazioni alla puntura di questo imenottero. Esse, spesso, sono caratterizzate da un quadro clinico grave (shock) probabilmente correlato alla maggiore quantità di veleno inoculata ed alle regioni corporee abitualmente colpite (testa e collo).

Le abitudini degli insetti incidono sulla distribuzione delle reazioni allergiche nel territorio: ape e calabrone privilegiano le aree rurali, mentre vespe e polistini hanno diffusione ubiquitaria. Un soggetto allergico al veleno di imenotteri può sviluppare una manifestazione clinica compresa tra la reazione locale (eritema e edema con diametro superiore ai dieci centimetri e durata maggiore di 24 ore) e lo shock anafilattico.

Reazioni sistemiche alle punture di insetto
Le reazioni sistemiche, di regola, si verificano repentinamente, raramente oltre i 30 minuti, e la rapidità dell’insorgenza è quasi sempre correlata alla gravità della manifestazione. Quasi sempre è presente orticaria, a cui si possono associare, soprattutto nei bambini e giovani-adulti, sintomi respiratori conseguenti a edema laringeo, più raramente a crisi broncospastica. Le complicanze cardiocircolatorie sono più frequenti negli anziani.

Quali sono le cause di morte?
Le prima causa di morte è l’asfissia seguita dal collasso cardiocircolatorio. Particolarmente a rischio per anafilassi letale sono i soggetti affetti da mastocitosi. Il decesso, in circa il 50% dei casi, si verifica in individui con anamnesi negativa per precedenti reazioni allergiche da punture.

Come sapere se si è allergici agli imenotteri?
L’indagine diagnostica cutanea, eseguita con la metodica del prick-test e delle intradermoreazioni a concentrazioni crescenti, consente generalmente di formulare una diagnosi eziologica corretta. I test in vitro per il dosaggio delle IgE specifiche non presentano mai sensibilità superiore ai test cutanei e hanno un valore diagnostico inferiore.

In presenza di plurisensibilizzazioni, quasi sempre riconducibile a fenomeni di cross-reattività allergenica tra i diversi veleni, la diagnosi può essere agevolata dal riscontro di una evidente diversa soglia di reattività cutanea o da indirizzi anamnestici inconfutabili (ad esempio cattura dell’insetto). Se i dati anamnestici e i risultati dei test non risultano dirimenti, il test di inibizione del RAST può consentire di distinguere tra una cross reazione e una reale plurisensibilizzazione. Nei casi in cui non è possibile effettuare una diagnosi di certezza si dovrà, dove sussistono le indicazioni cliniche, avviare il paziente all’immunoterapia con più veleni.

I risultati delle indagini diagnostiche, sia cutanee che sierologiche, sono prive di valore prognostico, cioè non esiste alcun rapporto tra grado di positività, gravità della reazione e rischio futuro.  Tuttavia il test, oltre ai limiti di carattere etico a causa della potenziale pericolosità, non risulta affidabile come criterio predittivo di assoluta certezza. Infatti l’esito può essere di volta in volta condizionato dalla tecnica di esecuzione e dall’insetto utilizzato; va inoltre sottolineato che il 20% dei pazienti con anamnesi positiva e test di provocazione negativo presenta una reazione in caso di ulteriore puntura.

 

 

 

 

 

 

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